K
Ispirato all’opera e alla poetica di Franz Kafka
Scrittura e regia Alessandro Brucioni
coproduzione Nuovo Teatro Binario e Mowan Teatro
L’opera di Franz Kafka è indiscutibilmente una delle più importanti della letteratura del Novecento. Nei suoi scritti si ritrovano alcuni tra i temi più significativi della nostra epoca: esclusione e isolamento, il rapporto uomo-società e singolo-moltitudine, il confine tra desiderio e verità, le contraddizioni tra le forze esterne e interne che sollecitano e spingono l’uomo verso un destino spesso complesso, inspiegabile e soprattutto inaccessibile. Come se l’uomo vivesse enigmaticamente in bilico tra un destino inconoscibile e inevitabile e il desiderio insopprimibile di comprenderlo, tra l’insensatezza del suo esserci e il conforto di una spinta irresistibile verso la ricerca di una verità di sé.
Anche se sembra impossibile ottenere un risultato soddisfacente, significativo o realmente appagante. Anzi, in Kafka, forse, sembra più opportuno desiderare l’oblio, in modo che tutto resti come “sembra sia” o “che dovrebbe essere”, per starvi dietro o dentro, senza troppo pensarvi, per smettere di occuparsi così tanto di se stessi, per ancorarsi in un altrove di ordine e sicurezza, per non sentirsi colpevolmente morti, per non vivere nella sfiducia costante del proprio essere. Del resto “non si può non vivere”.
K è uno spettacolo sul mondo poetico di Franz Kafka, su un mondo interiore dove si rincorrono figure ridicole e grottesche, personaggi e visioni spettrali che appaiono e svaniscono senza sosta in un incubo di vortici reali e irreali. Una proliferazione schizofrenica illimitata, a volte drammatica, a volte ridicola e comica, a volte romantica dove l’umanità si rivela rintanata in un vizioso, colpevole, buffo e sofferente destino e in una altrettanto eroica, erotica, scorretta, silenziosa, violenta, tenace e arcaica condizione. Questa è la storia di Kafka. La storia di K. La storia di tutti i suoi personaggi.