Stile Liquido
Stile liquido è l’ultimo spettacolo della trilogia, scritta e interpretata da La Ribalta Teatro, che si interroga sul rapporto tra essere umano e ambiente. La crisi climatica nella percezione occidentale societaria non tocca profondamente né la politica, né il singolo soggetto, tanto che Safran Foer parla di “crisi del credere”, altrimenti, afferma, l’umano agirebbe diversamente. Come ne “Il Settimo Continente” e ne “Il Pelo nell’Uovo”, (già ospiti delle rassegne di Teatro Contemporaneo del Teatro Nuovo nel 2019 e nel 2023), anche in “Stile Liquido” la nostra riflessione è partita proprio da questa domanda: se la questione arrivasse a riguardarci davvero nel quotidiano?
La scena si apre con quattro persone che si svegliano una mattina feriale e gli manca l’acqua in casa. Cominciano ad indagare sul perché di questo disservizio, dal contatore alle bollette. Poiché il problema persiste, si arriva a chiamare l’idraulico il quale, attraverso degli audio, alla fine dichiara che c’è un razionamento perché l’acqua è finita. La scena si chiude con una domanda: “È finita in che senso?”. La sveglia riparte e gli attori ripetono la stessa scena una serie di volte, ponendo in conclusione una domanda sempre diversa. Ogni ripetizione è intervallata da un servizio televisivo che affronta molte delle tematiche legate alla questione idrica: il cittadino, l’agricoltura, la politica, l’astrologia fino ad arrivare al Titanic, come se tutto fosse collegato. La direttrice drammaturgica evolve: partendo dal quotidiano si arriva all’assurdo, dall’assenza d’acqua si finisce con l’allagamento della casa, ormai trasformata in nave. Attraverso inserti linguistici si dà vita così ad un meccanismo alla Esercizi di stile di Queneau in cui il linguaggio si fa protagonista.
Lo stile è comico al fine di veicolare una riflessione senza moralismi. L’approccio di scrittura muove da fonti scientifiche, contaminate da inserti pop (video virali, riferimenti pubblicitari, aforismi ecc.). Alla conclusione di un delirio circense, metafora del nostro sistema di comunicazione e di approccio alla delicata materia, si vuole aprire lo sguardo su una nuova possibile mentalità: l’idrofilia. Secondo Edoardo Borgomeo, idrologo e autore di Oro blu (2020), dovremmo stringere con l’acqua un rapporto personale, vederla non solo come una molecola o una risorsa da sfruttare, aggiunge che attraverso l’idrofilia: “Sapremo anche vivere meglio la nostra casa, […] e impareremo a essere parte del nostro mondo senza distruggerlo”.
Di e con Alberto Ierardi, Margherita Galli, Luca Oldani e Giorgio Vierda
Disegno Luci e Tecnica Alice Mollica
Produzione La Ribalta Teatro
Con il sostegno di Teatrino dei Fondi, Officine Papage e Straligut Teatro