Siamo nella prima metà dell’Ottocento. Un rivoluzionario, Louis Auguste Blanqui, viene condannato con l’accusa di disturbare la quiete pubblica, incitando l’odio verso il regime vigente. Non è la prima né l’ultima volta che questo accade. In quella cella di Fort Taureau, Auguste passerà più di quarant’anni della sua vita.

C’è una piccola finestra nella cella, ma Auguste non può avvicinarsi: le guardie hanno l’ordine di sparargli se lo trovano a guardare il cielo.

Ma Louis Auguste non ha bisogno di quella finestra. Il cielo stellato ce l’ha dentro di sé. Durante tutti gli anni in quella minuscola cella, Louis elabora una teoria riguardante le stelle: è dalle stelle che viene l’eternità. L’eternità di ogni singolo attimo, di ogni sé mai stato e che mai sarà, di tutte le possibilità che sono esistite ed esisteranno.

Come fuori dalla prigione Louis Auguste oppone al regime vigente la necessità della rivoluzione, dentro oppone alle quattro mura che lo circondano l’infinità del multiverso, dimostrando che il tempo e lo spazio sono eterni ed assoluti, ed eterna e assoluta è la libertà.  

Testo originale di
Annick Emdin

Regia di
Annick Emdin e Carlo Scorrano

Con
Francesco Salvadore e Francesco Pelosini

Luci e musiche
Attila Horvath 

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