Ottantanove
La Rivoluzione Francese tocca e cambia tutta l’Europa fondando il mondo in cui viviamo. Ma cosa ne rimane 230 anni dopo? Elvira Frosini e Daniele Timpano, affiancati per la prima volta in scena da Marco Cavalcoli, con la loro scrittura affilata e spietatamente ironica, pronti ancora una volta a scandagliare e a smascherare l’apparato culturale occidentale con tutti i suoi simboli e le sue retoriche fino ad arrivare all’osso dei suoi miti fondativi. Passato e presente, storia francese e storia italiana, modernità e postmodernità si sovrappongono sul palco in un percorso volto a mettere in crisi le nostre vite “democratiche” e l’immaginario legato al concetto di rivoluzione. Una rivoluzione è ancora possibile? E in che modo? Oppure si tratta di una cosa vecchia, novecentesca, conclusasi in un altro tempo e in un’altra Storia?
“Ottantanove non vuole raccontare una storia, o la Storia – scrivono i due autori – , ma immergersi in un mito fondativo, nei materiali culturali che lo hanno prodotto e che questo ha prodotto a sua volta. L’attuale crisi della Democrazia vista in rapporto con la Rivoluzione francese e con il 1989, la fase che apre la nostra epoca, oggi che il concetto stesso di rivoluzione sembra aver perso concretezza, anche se non un suo fascino rétro. Il nostro è uno sguardo da italiani, da cuginetti d’oltralpe, lo sguardo dei parenti poveri, meno evoluti, da liberare e civilizzare. La rivoluzione francese non l’abbiamo fatta noi. Anzi. L’abbiamo in parte subita. Ma il nostro è anche uno sguardo da europei occidentali, perché nonostante tutto siamo gli eredi della Rivoluzione.
In continuità con i lavori precedenti – proseguono Frosini e Timpano -, in cui abbiamo affrontato temi che riguardano la storia e l’identità italiana, attraversandola e soffermandoci sul suo cadavere politico, anche per Ottantanove abbiamo attraversato un’infinità di materiali culturali – dalla letteratura alla storiografia, alla musica, alla canzone, al cinema, alla pubblicità – ricuciti, rielaborati ed immersi senza soluzione di continuità all’interno di un progetto drammaturgico originale. Sulla scena gli attori-autori sono sempre in dialogo con il pubblico e in bilico tra mitologie contemporanee e culturali, topoi storici, in un gioco di scivolamenti spiazzanti che dissacrano tutte le retoriche senza fare sconti, neanche a noi stessi”.
Vincitore del Premio UBU 2022 come Miglior nuovo testo italiano e come Miglior attore a Marco Cavalcoli. Vincitore della Menzione Speciale ‘Franco Quadri’ nell’ambito del Premio Riccione 2019.
Drammaturgia e regia Elvira Frosini e Daniele Timpano
collaborazione artistica David Lescot
con Marco Cavalcoli, Elvira Frosini, Daniele Timpano
Assistenza alla regia e collaborazione artistica Francesca Blancato
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